C A B A R E T D U C I E L
THE BREATH OF INFINITY
Fondato dal trevigiano Luigi Morosin nel 1986 – coadiuvato dalla fine degli anni 90 fino ad oggi dal concittadino Andrea Desiderà – il progetto Cabaret du Ciel si colloca in quell’area di raccordo tra sonorità elettroniche ed elettro-acustiche a cavallo tra i generi ambient e techno, visti nell’accezione più aperta di questi termini. Con una discografia esigua e di non larghissima distribuzione alle spalle – tra uscite in formato musicassetta e successive ristampe – il duo ritorna ora con questo The Breath of Infinity, a venti anni di distanza dall’ultimo album Blue Forms, affiancato in questo caso dal produttore Giorgio Ricci.
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Ricchi tappeti di synth fanno da filo rosso lungo tutti i dodici brani contenuti nell’album, e a questi vengono giustapposte complesse parti di basso elettrico – suonate per l’occasione da Gianpaolo Diacci – o pattern percussivi che fungono da accattivanti e trascinanti accenti ritmici. Attraverso un sound design sempre trasparente ed arioso fanno bella mostra di sè raffinate ed oblique linee melodiche, ora beatificanti, reminiscenti della migliore IDM d’antan, in altri episodi cariche di pathos cinematico. Un magnifico ed inaspettato ritorno che speriamo possa dare seguito ad altre produzioni altrettanto riuscite targate Cabaret du Ciel.
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